APPUNTAMENTO ONLINE AL BROZZI
Lunedì 8 febbraio, ore 21,15
I fotografi Massimo Gorreri, Massimo Marazzini e Cristina Maestri, soci del “Collettivo Contrail’s”, presentano:
“Resilienza”
La serata avrà luogo in videochat tramite piattaforma ZOOM. L’invito è esteso a tutti gli interessati, anche non soci del C.F. “Renato Brozzi”.
Si potrà partecipare inviando una e-mail con richiesta dei codici di accesso a:
programma@cfbrozzi.it
comunicando cognome, nome e città di provenienza.
I partecipanti sono pregati di entrare con nome e cognome, evitando sigle, nickname o simili.
Vi aspettiamo!!
Resilienza – Mostra fotografica del Collettivo Contrails, Valeria Ferraro
Resistere agli urti, adattarsi, tornare alle condizioni originali.
La resilienza, dal termine originariamente usato in fisica per descrivere una qualità dei metalli, è diventata sinonimo della capacità di resistenza di una persona agli “urti” della vita. Essere resilienti, oggi, è una qualità ambita, che consente ad individui e gruppi di superare tanto le piccole avversità quotidiane quanto le situazioni traumatiche, come la fuga dalle guerre e dai contesti disagiati. E’ quanto vogliono raccontare le storie dei fotografi del collettivo Contrails: Massimo Marazzini, Cristina Maestri e Massimo Gorreri. Tre storie, tre modi diversi di rappresentare un unico concetto, attraverso il proprio sguardo e la propria sensibilità personale.
Massimo Marazzini, nel lavoro “ Io, Luigi Lucchi ”, racconta la scelta di vita di Luigi Lucchi, sindaco di Berceto, nell’Appennino parmense, dalla personalità scomoda e carismatica. Rieletto più volte, dal 2009, Lucchi è un uomo che si spende per il suo territorio e che riesce a trasformare le difficoltà in un punto di forza, continuando a professare un’incrollabile “fede laica” nella politica e nel socialismo. Le immagini di Marazzini ci portano nel mondo di Lucchi: mostrano il sindaco nella sua veste ufficiale durante le cerimonie pubbliche e nei suoi momenti privati, svelano l’uomo, i suoi gesti, i suoi spazi. Il colore richiama quello delle scene di teatro e ben rappresenta il contesto di un uomo che, in fondo, vive costantemente da prim’attore il palco pubblico. La stessa voce di Lucchi si ritrova nelle didascalie poste a corredo delle foto, con trascrizioni delle frasi ascoltate o pubblicate, in un connubio di parola e immagine che ben trasmette la filosofia di vita del sindaco basata su lotta e sogno, perché “l’uomo senza sogni muore ”.
Cristina Maestri, con il suo progetto “ La ricchezza nell’incontro: il progetto ABI”, esplora un altro contesto, quello di un piccolo centro intergenerazionale, frutto di un progetto di Unicoop, a Piacenza. Nel centro s’incontrano due tipologie di ospiti: gli anziani della casa di riposo e centro diurno e i bambini dell’asilo. La vivacità e l’energia dei piccoli contagia anche gli anziani, che grazie ai nuovi compagni di “giochi”, ritrovano un ruolo sociale. Allo stesso tempo, i piccoli trovano dei nuovi nonni, figure adulte che, in passato, erano punti di riferimento per le comunità e, oggi, sono relegati ai margini di una società che cerca di adeguarsi ai tempi frettolosi di una modernità sempre più in corsa. Come spiega la stessa autrice: “ resilienza è reinventarsi, i miei anziani ritrovano un ruolo nella società; reinventano una loro utilità umano-emotiva. La vita per loro, ormai, è in
discesa, ma finché avranno di che occuparsi, non sarà un pensiero costante ”. Le delicate immagini, dai colori vivi e allegri, ci mostrano i momenti di gioco, i pasti condivisi, il reciproco aiuto e, soprattutto, lo scambio di gesti d’affetto tra i piccoli e i nonni acquisiti.
Massimo Gorreri testimonia, infine, la condizione dei migranti della Balkan Route con il lavoro “ Without Borders ”. Le immagini mostrano le condizioni di
vita precarie e le violenze subite, presso la frontiera croata, a Velika Kladusa. Evocano scene che la maggior parte dei media tende a mostrare ormai solo
quando c’è qualche notizia di rilievo, mentre il flusso di migranti, silenziosamente, continua il suo percorso verso l’Europa, a tre anni dall’accordo
con la Turchia sulla chiusura dei confini. In aggiunta alla testimonianza fotografica c’è quella del racconto del fotografo, che porta a riflettere sulla
consapevolezza di chi scatta e di chi è soggetto dell’immagine: la stanchezza e lo scoraggiamento di chi è ripreso in momenti vulnerabili si può tradurre in scoppi di rabbia verso chi scatta, una riposta emotiva normale per chi è da mesi in condizione di stress, e può arrivare a credere che quella condizione diventerà permanente. La presa di coscienza del fotografo del dramma umano ed emotivo delle persone accampate al confine e la consapevolezza del migrante di un ascolto sincero portano ad un reale scambio umano. Le foto restituiscono l’autenticità di questo scambio e il profondo impegno a raccontare il cammino dei migranti, mossi dalla speranza di una vita migliore.
Il tema della Resilienza si ritrova, quindi, con diverse declinazioni – individuale, politica e sociale – nei tre lavori proposti dagli autori di Contrails, nonostante la diversità di scelta del contesto e delle forme espressive, dal colore e i primi piani di Maestri e Marazzini, al bianco e nero e all’alternanza di paesaggi e persone di Gorreri, ma in ognuno dei lavori si ritrova un comune invito al (lettore)lo spettatore ad affinare il proprio sguardo per trovare, per sé o per aiutare gli altri, nuove risposte e modalità di superamento delle avversità.
Storie di vita più vicine o di chi è culturalmente diverso, persone oggi dipinte come una minaccia, ma che alla fine cercano di recuperare una condizione di vita dignitosa e, spingendosi ancora oltre, il diritto di sperare nel futuro.
“Without Borders”, di Massimo Gorreri
Era il 2016 quando l’accordo Ue-Turchia chiudeva la “rotta balcanica” attraverso la quale, l’anno precedente, circa 700mila rifugiati si erano incamminati verso i paesi dell’Europa occidentale.
Dopo la chiusura, alcune migliaia di persone sono rimaste bloccate in Serbia, mentre all’inizio del 2018 il flusso di persone ha trovato altre strade attraverso
Grecia, Albania e Montenegro fino alla Bosnia-Erzegovina. La poco sorvegliata frontiera con la Croazia porta verso la “terra promessa”: la Germania, l’Italia e i paesi scandinavi.
Secondo le stime delle autorità e l’Alto Commissariato ONU per i rifugiati, circa 6.000 migranti sono entrati in Bosnia-Erzegovina.
I rifugiati arrivano al con4ne con la Croazia, nelle città di Bihac e Velika Kladusa per provare a passare la frontiera, ma lamentano che la polizia, soprattutto croata, usa metodi poco accettabili, i loro cellulari vengono rotti per impedire l’orientamento attraverso il gps e spesso viene usato il manganello, mentre i diritti umani dovrebbero essere rispettati.
L’utopia di un mondo senza confini è destinata a rimanere tale ?
PORTFOLIO
“Io, Luigi Lucchi”, di Massimo Marazzini
Luigi Lucchi, sindaco di Berceto dal 2009, è una solida figura di politico e di amministratore che coniuga l’efficienza e la preparazione con una sorta di misticismo, di dedizione, di fede laica nel servizio della Cosa Pubblica.
Socialista da sempre, ama la politica, una passione travolgente, e prende forza dal fatto di non esserne riamato, cavaliere puro e duro che si ostina a sventolare, come vangelo, la Costituzione della Repubblica Italiana.
Ha l’ambizione, spesso realizzata con intuizioni deflagranti, di unire tradizione montanara e progetti locali, con avvenimenti e lotte del panorama internazionale.
Diretto, tenace, controcorrente: conosce tutta la sua comunità, la rimprovera, la gratifica e vuole essere sostenuto e giudicato, pretende il consenso o una spiegazione sul perché il consenso non arrivi.
Utilizza costantemente i social con un connubio, forse eccezionale, fra comunicazione in rete e presenzialismo fisico, in piazza, in chiesa, nei cantieri.
Scrive con il linguaggio del parlato, pieno di virgole per sottolineare gli stacchi e ama le maiuscole, intere frasi scritte in maiuscolo, come se alzasse il tono della voce.
Lucchi parla in prima persona, sempre, nelle innumerevoli dichiarazioni ma soprattutto nelle immagini, di cui è un potente dominatore, col corpo e con le mani.
Ha chiarissima idea dell’autorappresentazione di sé, riesce ad affascinare e ne è consapevole.
Non ha mai avuto paura di rendere pubblico ogni suo dramma personale, è trasparente ad ogni costo, grande stratega della sincerità, virtù salvifica (… e politicamente vincente) nelle piccole comunità.
Luigi Lucchi è stato rieletto sindaco per la terza volta, nel maggio scorso, col 75,32% dei voti.
PORTFOLIO
La ricchezza nell’incontro “Progetto ABI”, di Cristina Maestri
Nel 2009 e nel cuore di Piacenza (Italia) nasce un centro intergenerazionale progettato e voluto da Unicoop. All’interno della struttura si trovano una casa di riposo, un centro diurno per anziani e un nido d’infanzia. Lo scopo di questo progetto ABI (anziani bambini insieme) unico nel suo genere in Italia, è quello di restituire agli anziani un ruolo da adulto responsabile nei confronti dei bimbi; coinvolgendoli in attività come uscite a teatro, laboratori di lettura in biblioteca, giochi in cortile, pranzi e merende, compleanni tutti insieme, cercando così di allontanarli dall’isolamento e dalla solitudine. Ai più piccoli, con questo progetto, si vuole far conoscere l’incontro con l’altro, adulti esterni alla famiglia, e vivere cosi un’esperienza diretta a contatto con vecchiaia e diversità. Operatori specializzati ed educatori lavorano in un ambiente in cui gli spazi sono stati studiati perché anche la vista sia una forma di contatto, attraverso vetrate che dividono asilo da centro diurno per esempio, o la piccola biblioteca collocata ai piani alti, regno degli ospiti fissi della struttura. A distanza di 10 anni il progetto diventa un esempio, nuove realtà vogliono creare luoghi di incontro tra generazioni e favorire uno scambio in cui tutte le età della vita abbiano qualcosa da donarsi. Nella società odierna gli spazi e i tempi della giornata sono quasi sempre mono generazionali ed escludono spesso l’incontro fra età diverse.
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