APPUNTAMENTI AL BROZZI
lunedì 2 maggio, ore 21,15
Il fotografo Jacopo Ferrari, presenta:
“Monte Sporno”, libro fotografico
La serata avrà luogo presso la sede dell’associazione in Piazzale solidarietà a Traversetolo (PR)
L’ingresso sarà consentito ai possessori di Green-pass e mascherina
Vi aspettiamo!!!
Dice l’autore
LA MIA SCOPERTA DEL MONTE SPORNO
Anni fa piano piano mi allontanai da casa.
Le passeggiate che usavo fare fin da piccolo si limitavano ai percorsi conosciuti per raggiungere la stalla partendo dalla Rocca, per raccogliere more lungo il percorso o per andare a trovare mio padre mentre si dedicava, da architetto, alla gestione dei lavori in campagna.
Ma quel giorno cambiai strada e cominciai ad allontanarmi senza sapere dove sarei arrivato.
Dapprima lo feci seguendo la strada principale, fino alla pineta, della quale conservavo qualche ricordo: le case dei borghi diventavano sempre più piccole in lontananza, il paesaggio sempre più grande si apriva sulla pianura, fino a quel momento nascosta dalla prospettiva delle colline: la voglia crescente di scoprire il paesaggio, mi condusse più in là. E così, seguendo la pendenza, fra un sentiero e un esame di architettura, mi ritrovai un giorno sulla cima, oltre i mille metri di altitudine: ero sul Monte Sporno.
La Pianura, i monti del Reggiano, la bellissima Val Baganza con il torrente che corre verso Parma spaccando a metà l’area tutelata, il monte Prinzera e persino la Pietra di Bismantova, che tanto piaceva a mio padre, erano lì davanti a me ed erano ora parte del mio mondo.
È proprio così, diceva il mio maestro Stanislao Farri: quando la nebbia avvolge il paesaggio, basta fare un passo avanti e un nuovo mondo si rivela, proprio laddove pensavamo che il nostro finisse.
Io fotografo, come mi disse un giorno Marco Vallora, per dimostrare che le cose esistono. È vero! Per dimostrarlo a me stesso prima che agli altri, perché l’immensa rivelazione del bello non deve mai finire di stupirci. È la mia religione.
Trovo sbagliato cercare di vivere il bello privatamente, senza condividerlo: per questo scopo ho scelto la fotografia come mezzo di espressione, consapevole, però, che il tentativo sarebbe vano in assenza di un rapporto forte con la realtà. Cosa mai potremmo comunicare se vivessimo le cose più comuni senza emozione e considerassimo gli alberi solo alberi, le colline dello Sporno solo colline, una casa costruita quattro o cinque secoli prima dai nostri avi solo un insieme qualunque di sassi e legna?
Quale vita sarà a noi riservata in futuro, se continuassero ad essere questi lo sguardo e la considerazione che concediamo alle cose che ci circondano?
Domande. Giungono nel silenzio della salita quando il fiato si fa pesante; per fotografare serve una concentrazione distratta.
Il paesaggio dello Sporno si rivela e sono grato a chi ha pensato di tutelarlo: forse è arrivato a noi in condizioni un poco migliori proprio grazie a questa scelta ed è nostro dovere portarla avanti più forte di prima. Le fotografie di questo libro sono come il paesaggio nella nebbia di cui parla il maestro: sono il punto di arrivo di questa scoperta, ma insieme, il punto di partenza della mia ricerca, che non finirà mai.
Del resto, come ricordava spesso Leo, la luce è sempre presente, anche al buio. Sta a noi vederla.
Una ricerca fotografica sull’Area tutelata dei Monti Bosso e Sporno, a cavallo tra Val Parma e Val Baganza, aggiunge al valore estetico delle immagini una decisa istanza civile.
Il fotografo che si innamora dell’oggetto fotografato non rientra in una fattispecie rara. Non accade spesso, tuttavia, che se ne innamori a tal punto da difenderlo pubblicamente, impegnandosi in prima persona per proteggerlo. È il caso di Jacopo Ferrari, che dal 2006 conduce una ricerca sui paesaggi del Parmense, recentemente sfociata in una mostra sull’Area tutelata dei Monti Bosso e Sporno, a cavallo tra la Val Parma e la Val Baganza. Questa indagine per immagini, di cui “IBC” presenta una prima selezione, ha lo scopo di far conoscere l’area e il suo valore estetico e civile, portando lo spettatore a chiedersi come mai non sia ancora diventata un parco naturale. Ma dato che, evidentemente, le immagini non bastano, Ferrari ha anche assunto il ruolo di coordinatore del Centro studi Monte Sporno, l’associazione nata nel 2012 con gli stessi obiettivi di promozione da cui deriva la ricerca fotografica.
Oltre a mantenere le tracce delle popolazioni che per secoli hanno vissuto e costruito le loro case in pietra lungo il corso del torrente Baganza, l’area collinare che si estende tra i territori di Calestano, Langhirano e Terenzo riveste un particolare valore naturalistico, perché, insieme ai boschi cedui semplici del querceto misto, ospita nuclei spontanei di pino silvestre, unici relitti in territorio parmense della già modesta fascia di diffusione spontanea di questa specie arborea in territorio emiliano. Nonostante la zona sia ancora ben conservata e offra agli occhi testimonianze sorprendenti – per confermarlo basta una visita alle case-torre e alle pievi dei borghi di Valle di Castrignano, Lesignano Palmia, Jano, Castrignano e Fontana – il territorio non è esente da minacce.
Il primo pericolo proviene dal deperimento degli edifici storici e dei pregevoli esempi di architettura rurale spontanea, un deperimento causato dall’abbandono e dalla qualità generalmente scarsa degli interventi di restauro. Si fa inoltre notare la presenza di costruzioni civili recenti e di grandi impianti per la stagionatura del prosciutto: presenza aliena, dal punto di vista architettonico, rispetto al contesto paesaggistico. Un altro problema è costituito dal crescente mercato della legna, che sta seriamente minacciando il patrimonio boschivo. E poi, come accade spesso nel nostro Appennino, c’è il tormento dei mezzi motorizzati a due e a quattro ruote, che in un’area soggetta a dissesto idrogeologico, deteriorano rapidamente i sentieri con il loro passaggio continuo.
A difesa di questo patrimonio, Jacopo Ferrari ha messo in opera la sua preparazione accademica in ambito architettonico e la sua attività fotografica, che si avvale del patrocinio di un grande vecchio come Stanislao Farri per spaziare in libertà su territori apparentemente lontani, dalla museografia narrativa del maestro-contadino Ettore Guatelli, alle commissioni della Galleria d’arte moderna e contemporanea di Bergamo. Per tornare poi sempre sulle sue amate colline: così belle, così fragili, così bisognose di aiuto.
Biografia
Jacopo Ferrari studia architettura presso l’ Università degli Studi di Parma dove è assistente nell’ a.a. 2003-2004 al corso di Laboratorio di Progettazione Architettonica tenuto dalla Prof.ssa Chiara Visentin. Negli stessi anni frequenta lo studio dell’ Arch. Giancarlo De Carlo dove ha l’ occasione di condurre un approfondimento su alcuni temi dell’ architettura legati alla figura del celebre architetto, un’ esperienza di formazione molto importante che lo porterà a scrivere alcuni articoli sulla rivista “Area” e a tenere due lezioni alla Facoltà di Architettura di Parma e al Politecnico di Milano.
Una Nikon F del papà e la frequentazione di un circolo fotografico, destano un interesse per la fotografia latente da tempo. Il fotografo reggiano Stanislao Farri, incontrato per la prima volta nell’ inverno del 2007, è per lui un importante e costante punto di riferimento, un’ occasione preziosa per confrontarsi costantemente sulla rappresentazione fotografica di quelle realtà locali che costituiscono il nucleo della sua ricerca. Nel giugno 2008 espone alla galleria “Olim” di Bergamo un lavoro fotografico sul “Museo Guatelli” di Parma, in una mostra curata dal fotografo Mario Cresci e, sempre nello stesso periodo, la Galleria d’arte moderna e contemporanea di Bergamo gli affida l’ intera campagna fotografica per il catalogo della Mostra “Giacomo Manzù.1938-1965 Gli anni della ricerca”, lavoro che sarà esposto in tre occasioni: al Museo Manzù di Ardea nel Marzo del 2009, all’ Università di Tor Vergata nel Dicembre del 2008 e alla Fondazione Magnani Rocca di Mamiano di Traversetolo nel Settembre del 2014.
Nel 2010, la stessa Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo, lo incarica di documentare l’importante collezione di scultura donata da Federico Zeri all’ Accademia Carrara di Bergamo.
Nel 2011 espone al Parma Urban Center, in una personale che raccoglie cinque anni di ricerca sui paesaggi e sui luoghi della provincia di Parma, una ricerca tuttora in corso votata all’ analisi fotografica del paesaggio, ai suoi aspetti naturali ed antropici.
Nello stesso anno il lavoro intitolato “il museo di Ettore” viene selezionato per partecipare alla 54° Biennale di Venezia in occasione dell’ Iniziativa Speciale per il 150° anniversario dell’ Unità d’ Italia, svoltasi a Torino nel mese di Gennaio.
Un particolare approfondimento è dedicato al paesaggio agrario, all’ architettura spontanea e ai luoghi compresi nell’ Area Tutelata dei monti Bosso e Sporno, posta nei comuni di Langhirano, Calestano e Terenzo; ricerca pubblicata nel 2014 sul numero XXII della rivista IBC dell’ Istituto dei Beni Culturali dell’ Emilia Romagna.