“Novecento addio”
fotografie di Roberto Bertoni
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La forza dei ricordi
di Andrea Ferrari
Il valore aggiunto attribuibile ad una immagine fotografica verte, se presente, sulla sua capacità di suscitare emozioni nell’osservatore.
A volte la scossa dei sensi è provocata da immagini dal forte valore simbolico, prendo ad esempio l’immagine del “Miliziano” di Robert Capa, oppure per la capacità di mostrare la purezza della natura riscontrabile nell’intera produzione di Ansel Adams.
In altre occasioni, il valore aggiunto è tutto nella documentazione di un momento.
La storia iconografica italiana è pregna del fenomeno culturale denominato Neorealismo. Con questo termine si è cercato di racchiudere ogni forma espressiva che avesse la caratteristica di raccontare il nostro paese nella sua forma più vera.
Nelle immagini di Roberto Bertoni, ritroviamo intatta questa voglia di registrare attimi di vita al fine di preservarne il ricordo.
Le immagini in mostra sono una selezione del suo lavoro “Novecento addio” e volgono lo sguardo su quelle persone e quei mestieri che appartengono sempre meno al nostro mondo.
Quello che colpisce di più, sono i volti dei personaggi ritratti e i loro gesti.
Sono i volti di uomini e donne orgogliosi delle loro tradizioni e dei loro lavori, in cui le mani sono lo strumento principe; persone soddisfatte di mostrare sia i prodotti preparati seguendo antiche tradizioni, sia i mezzi che lo hanno reso possibile. Volti da cui traspare lo scorrere di una vita dura, affrontata con dignità e sudore.
Sono i gesti in cui si percepisce un rapporto con la natura e gli animali diretto, più vero, un rapporto affrontato in simbiosi con lo scorrere delle stagioni.
Scene come il norcino al lavoro, la torchiatura dell’uva in cantine improvvisate o la semina manuale, riportano a lavori ed attività che sempre più spesso rimandano al passato.
Queste fotografie sono per tanti di noi chiavi per aprire i cassetti della nostra memoria, fiammelle che continuano ad alimentare i ricordi di bambino.
Per tanti spero possano essere spunto per curiosare nella storia dei luoghi natii, per andare alla ricerca del tempo che fu.
Si tratta di un lavoro intenso e consapevole, sia da un punto di vista di impegno che di coinvolgimento personale da parte dell’autore
L’unico aspetto che mi ha intristito nella visione di questo lavoro, è la mancanza di giovani nelle immagini, come se Roberto Bertoni avesse sentito che il futuro di queste professioni e di queste realtà si sarebbe riversato sulle spalle di chi è venuto da noi in cerca di una possibilità di fuga dalla povertà.
E a noi rimangono solo i ricordi.
Biografia
(Suzzara 1946)
è un “ricercatore fotografico documentarista free-lance” e membro del “Gruppo Fotografico Leica ” annovera tra i suoi membri alcuni dei massimi esponenti della fotografia italiana, come: Gianni Berengo Gardin, Piergiorgio Branzi, Boris Gradnik, Mario Lasalandra.
Dal 1966 conduce una ricerca che dall’arte pittorica figurativa di famosi artisti protagonisti del “Premio Suzzara” (il famoso concorso di pittura ideato da Dino Villani e Cesare Zavattini) il cui tema “Lavoro e Lavoratori nell’Arte”, affascina e lo convince a dipingere con la “Leica”, quelle “figure e code dell’ottocento” ancora esistenti nella “bassa padana” nel periodo “post-moderno” ma sotto le spinte del progresso e dello spopolamento delle campagne stavanoscomparendo.
“NOVECENTO ADDIO” , il suo primo libro fotografico, con prefazione di Stelio Villani è considerato da pubblico e critica di grande interesse storico e antropologico.
“IL FIUME DEI FIUMI”, prefazioni di Giuseppe Papagno e Fausto Raschiatore, dove in prospettiva antologica è la produzione di dieci artisti fotografi che si sono distinti nel corso della loro carriera professionale per lavori dedicati al grande fiume Po e precisamente:
Gianni Berengo Gardin, Roberto Bertoni, Luigi Briselli, Paolo Equisetto, Stanislao Farri, Arrigo Giovannini, Pepi Merisio, Ezio Quiresi, Roberto Roda e Alberto Roveri.